Di seguito un comunicato diffuso da Studio 3A. Eventuali versioni in dissenso sarebbero ugualmente ospitate in questa sede, naturalmente:
La polizia locale di Bitonto l’ha archiviata in fretta come una “banale” perdita di controllo della vettura, “a causa della presumibile velocità tenuta e del manto stradale reso viscido dalla pioggia sicuramente caduta nelle ore precedenti”.
Ma loro, i genitori di Francesco Mastro, fin da subito non hanno accettato questa tesi semplicistica per spiegare lo schianto del figlio appena 19enne contro la spalla di un ponte. Attraverso il consulente Sabino De Benedictis, si sono rivolti a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, e la perizia cinematica sul sinistro affidata a uno studio tecnico di esperti dà loro ragione: il Comune di Bitonto, proprietario della strada, è quanto meno corresponsabile dell’accaduto, non avendo rispettato le indicazioni del Codice della Strada. Quell’insidioso ostacolo, in estrema sintesi, non era in alcun modo segnalato.
I fatti. Erano le 6 del mattino del 25 febbraio 2015. Francesco si stava recando al lavoro con la sua Ford Fiesta: sarebbe stato il suo primo giorno, ma a destinazione non è mai arrivato. Il giovane ha imboccato via delle Fornaci, una strada comunale periferica che scorre al di fuori del centro abitato, parallela alla linea ferroviaria e alla SP 91. Ma all’altezza dell’intersezione con il cavalca-ferrovia SP58 e dell’intersezione a raso con la strada che lo costeggia, è successo l’irreparabile: l’auto del 19enne è finita contro la spalla in cemento del cavalcavia e per il ragazzo non c’è stato nulla da fare, è deceduto in seguito ai gravi traumi riportati.
Il problema è che questo tratto di strada presenta gravi carenze quanto alla segnaletica, quasi del tutto assente a cominciare da quella orizzontale: non c’è alcuna striscia di mezzeria e di margine e, cosa ancor più incomprensibile, in corrispondenza dell’intersezione a “T” con la strada che costeggia il cavalcavia, manca qualsiasi segnale, tanto verticale quanto orizzontale, che regolamenti e definisca il transito. Vi è solo un segnale di preavviso di “dare la precedenza a 150 metri”, ma collocato in realtà a soli 73 metri di distanza, lungo via delle Fornaci, dove invece, trattandosi di un rettilineo, si ha la percezione di trovarsi nell’arteria principale rispetto alla via laterale che la interseca a raso.
Ma non è l’unico elemento ingannevole di quella viabilità. Via delle Fornaci, infatti, ha una larghezza pressoché costante di 4 metri, salvo poi presentare un improvviso slargo che a partire dal segnale di dare la precedenza raggiunge progressivamente la larghezza di 12,90 metri in corrispondenza dell’intersezione a raso. E nel tratto immediatamente successivo, ossia in corrispondenza del sottopasso alla SP58, il nastro di asfalto si restringe repentinamente alla larghezza di 6 metri, con banchina su ambo i lati di un metro ciascuna. E’ in questo punto che la banchina destra (con provenienza da Bitonto) è delimitata dalla spalla del ponte, larga 4metri, dove Francesco si è schiantato, e che non è segnalata in alcun modo. Non è presente alcuna segnaletica, sia orizzontale sia verticale, volta ad evidenziarne la presenza e ad avvisare del possibile pericolo determinato dall’improvviso restringimento della carreggiata e dall’ostacolo. Né sulla spalla stessa risultano apposti i dispositivi segnaletici che la normativa impone.
L’Articolo 175 del Nuovo Codice della Strada, infatti, prescrive che “gli ostacoli, le anomalie e i punti critici stradali, ove non siano eliminabili, devono essere segnalati in tutti i casi in cui sia giudicato necessario, a causa della loro posizione, aumentarne la visibilità, particolarmente nelle ore notturne”.
Nella fattispecie, trattandosi di un ostacolo “vicino alla carreggiata” e che comportava “restrizioni di spazio o pericolo per la circolazione”, esso andava segnalato con strisce alternate bianche rifrangenti e nere, inclinate a 45 gradi in basso verso il lato dove i veicoli transitano. Non solo. La sua presenza si sarebbe potuta (e dovuta) evidenziare meglio anche con strisce orizzontali bianche sul restringimento e un segnale indicante la direzione del transito. Di tutto questo in quel tratto di viabilità, priva peraltro di illuminazione pubblica, non c’era nulla.
In conclusione, è chiaro che quella particolare configurazione stradale in assenza di segnaletica orizzontale a delimitazione della sede stradale e verticale di pericolo, nonché la presenza del restringimento non segnalato della carreggiata in concomitanza con il sottopasso del cavalcaferrovia, pure questo non correttamente segnalato, determinano un’insidia per i conducenti che percorrono via delle Fornaci in direzione del sottopasso, soprattutto nelle ore dell’imbrunire e di notte a causa dell’ulteriore mancanza dell’illuminazione pubblica. Ed è altrettanto chiara la negligenza della Pubblica Amministrazione nel non aver rispettato le indicazioni del Codice della Strada che prevede, per la situazione in questione, la presenza di adeguata segnaletica: una grave mancanza che ha sicuramente avuto un suo peso nella tragedia.
“Non ci possono essere due pesi e due misure. Giustamente la Pubblica Amministrazione impone ad automobilisti, camionisti, centauri, ciclisti e pedoni di rispettare le norme del Codice della Strada. Allo stesso modo, però, essa deve non solo far rispettare queste norme ma essere anche la prima ad osservarle: non possono costituire un obbligo per i cittadini ed un optional per la Pa – afferma Ermes Trovò, Amministratore unico di Studio 3A – E come gli utenti della strada sono soggetti a tutte le sanzioni previste dal Codice in caso di trasgressione, allo stesso modo anche la Pubblica Amministrazione deve rispondere delle proprie violazioni. Tanto più in casi come questo in cui tale negligenza è costata la vita a un ragazzo di soli 19 anni, Francesco, per il quale la famiglia che noi rappresentiamo chiede giustizia”.
(foto: in alto, Francesco Mastro; a destra, la strada come doveva essere secondo chi contesta, a sinistra, la strada com’era nel periodo dell’incidente)