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Ilva di Taranto: “si sta spegnendo”, Michele Emiliano chiede un incontro urgente al governo Il presidente della Regione Puglia ha paura di "una catastrofe". Perrini: brutto evidenziarlo ma l'avevamo detto

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Nelle condizioni attuali, o si va alla catastrofe perché l’Ilva non produce più ed è verso la fine, o si va alla catastrofe ambientale, di un colosso industriale che lavora non in sicurezza. Michele Emiliano, durante il confronto don i sindacati ieri rispetto all’enormemente preoccupante situazione dell’Ilva di Taranto, ha detto che sarebbe bene riaffidare l’Ilva a privati, perché il rilancio sotto la gestione statale non c’è stato e anzi, si rischia, per l’appunto, una catastrofe. Da qui la richiesta urgente di un incontro al governo perché c’è da valutare una nuova idea per l’Ilva: il piano C, perché il B sta miseramente fallendo.

Di seguito un comunicato diffuso da Renato Perrini, consigliere regionale della Puglia:

oRicorrere alla frase «l’avevamo detto», soprattutto quando si fa riferimento a qualcosa di particolarmente negativo che si sarebbe potuto evitare, non è certo piacevole, ma nel caso della crisi dell’ Ilva di Taranto diventa inevitabile. Più volte, in occasione del varo dei vari decreti salva-Ilva, l’on.le Chiarelli ha manifestato forti perplessità sulla possibilità di utilizzare i fondi sequestrati ai Riva; più volte io stesso sono intervenuto per denunciare il fallimento della gestione commissariale, chiedendo, con una interrogazione, l’intervento della regione. Questo mentre in tanti accoglievano con entusiasmo i provvedimenti del governo. Oggi gli stessi, fatti alla mano, concordano con la nostra analisi. La produzione, con la gestione commissariale, si è dimezzata rispetto a quella dei privati, si continuano ad accumulare debiti nella misura di 50 milioni al mese, si perdono commesse importanti, e la liquidità è ormai azzerata. Lavoratori preoccupati e imprese dell’appalto ormai al fallimento. E a certificare questo stato di cose è lo stesso presidente Emiliano che, dopo aver incontrato i sindacati, ha espresso tutte le sue preoccupazioni per il futuro dell’Ilva. La domanda è: cosa aspetta Renzi ad intervenire, quantomeno per rendere pubblico il suo progetto per l’Ilva, ammesso che ne abbia uno! Dov’è la new company? Occorre guardare in faccia la realtà e assumere decisioni con urgenza: chiudere l’esperienza dei commissari burocrati e proporre un piano serio di rilancio dell’acciaieria. Diversamente è inutile prolungare l’agonia. Attenzione però che in questo momento non ci sono le condizioni per la chiusura dell’Ilva; impensabile ritrovarsi con migliaia di lavoratori da ricollocare in un contesto di grave crisi generale. Bene allora la presa di posizione del governatore pugliese, ma ora occorre incalzare il governo perché dia risposte concrete. In questo personalmente sosterrò ogni sua iniziativa che favorisca il raggiungimento dell’obiettivo di salvaguardare il lavoro e l’ambiente, con la prospettiva però di puntare al superamento della monocultura dell’acciaio.

 

 

 


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