Quanto si è ascoltato a Taranto dal sottosegretario De Vincenti, nell’ambito del tavolo per il Contratto Istituzionale per lo Sviluppo, non può che indignare chiunque abbia realmente a cuore le sorti di Taranto. Si continua ad offendere la intelligenza dei tarantini e delle istituzioni che li rappresentano. Si fanno passare per nuovi fondi, somme già stanziate da anni (almeno negli ultimi 6-7) per Taranto; e addirittura si inserisce il progetto del nuovo ospedale, oggetto già di una delibera Cipe! C’è di che vergognarsi! Lo stesso De Vincenti, incalzato dai giornalisti, ha in parte ammesso che si tratta di fondi non nuovi, ma che il CIS rappresenta lo strumento per accelerarne l’impiego. Nessuna risposta concreta ai tanti interrogativi sul futuro del territorio ionico. Si arriva a far passare per opportunità di sviluppo il progetto Tempa Rossa che, notoriamente, apporterà quasi nulla in termini occupazionali per Taranto, mentre si glissa, arrampicandosi sugli specchi, sulla grave crisi Ilva, per la quale non si comprende quale sia, se esiste, il progetto del governo. Nulla di nuovo e di buono dunque dall’ennesimo tavolo. Che si passi subito alla fase della realizzazione dei progetti; come altre volte indicato si attivi al più presto Invitalia, affinché siano assicurate competenze e assoluta legalità e trasparenza
—–
Si è celebrato un ulteriore passo della liturgia che la legge 20/2015 ha previsto per il rilancio di Taranto. Un altro tavolo che nei fatti ha confermato cose già sapute. Al netto di come i famosi 800 milioni di euro vengono composti, si tratta in parte di somme già stanziate, ciò che conta ora è passare all’azione. Bene l’inclusione dei Comuni di Crispiano e Montemesola, ma l’impressione è che si continui a perdere tempo. E, soprattutto, mancano ancora risposte alle più rilevanti criticità del territorio. Se il Contratto Istituzionale per lo Sviluppo di Taranto prevede alcuni importanti assi quali il nuovo ospedale, l’arsenale e la città vecchia, nulla di concreto è emerso per la grave situazione in cui versa l’Ilva, per il nuovo terminalista al porto, per i trasporti. L’auspicio è che la parte destinata al confronto con il territorio si sia con ieri esaurita e che il prossimo step sia, in tempi brevi, l’apertura dei cantieri.
Ormai dovrebbero capirlo che la rinascita di questa città avrebbe un inizio solo con la fine di quel moribondo che si chiama ilva che ha portato a questo territorio principalmente distruzione e morte. Una sana riconversione sarebbe ragionevolmente auspicabile. basta buttare quelle poche risorse disponibili per mantenere in vita ciò che è destinato a perire