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Col nuovo piano rifiuti Martina Franca se ne va a mare Oggi in consiglio comunale: alcune cose buone, altre da chiarire e un errore incredibile. Mariella: e chi stabilisce il sistema?

martina franca adagiata sugli scogli

La foto si riferisce a un erroraccio di sette anni fa, riguardante Martina Franca. In alto a sinistra si può leggere il nome della città e poi, in basso, in grande, “adagiata sugli scogli”. Era nell’opuscolo allegato al Giornale, in occasione della Bit del 2007, borsa internazionale del turismo.

A distanza di sette anni, Martina Franca torna ad essere sul mare. Stavolta ci torna con tanto di stemma della città, perché il piano di igiene urbana che stamani (ore 9.30) viene proposto all’esame dell’assise consiliare, è frutto della collaborazione fra amministrazione comunale e Conai, consorzio nazionale imballaggi.

Un corposo documento, di 159 pagine, in cui a pagina 1, per l’appunto, c’è lo stemma della città di Martina Franca. E c’è lo stemma in cima a tutte le altre pagine.Dunque, tutto quello che segue, ha una sua sacralità amministrativa, se così si può dire.

Ma come si può accettare, a circa un terzo della lettura, a pagina 58 cioè, che è previsto un sistema anche per ripulire le siringhe dalle spiagge? L’incredibile e grottesco errore è stato sollevato dal notiziario extramagazine.eu ieri. Spiaggia di che? Se al Conai non lo sanno, chi propone oggi in consiglio comunale quella delibera, ed è un amministratore della città, lo sa che a Martina Franca la spiaggia non c’è?

Questo è l’errore ridicolo. Diranno essere un refuso, diranno che da qui parte un attacco all’amministrazione, i disastri del passato, i bla bla bla di sempre. La realtà è che siamo di fronte all’ennesima delibera fatta con superficialità, disattenzione, errori. Ci sono poi altre questioni da chiarire: quella della sproporzione rispetto al piano economico dei rifiuti attualmente in vigore, a proposito di costi del personale. Una sproporzione da circa mezzo milione di euro in più che si paga ora, con i 3 milioni 280 mila euro per 67 persone. E c’è da chiarire, nel nuovo piano rifiuti, perché (ad esempio) un automezzo da cinquantamila euro sul mercato, viene stimato costare novantamila, in quel piano. E c’è da chiarire come sono stati fatti i conti sul carburante. E c’è da chiarire come abbiano potuto, i revisori dei conti, dare l’ok al piano che oggi va all’esame del consiglio comunale, avendolo ricevuto alle dieci meno sei minuti del mattino del 30 dicembre ed avendolo vistato lo stesso 30 dicembre, avere le idee così chiare in uno stesso giorno, tanto che non si sono manco accorti dal caso-spiagge. Eppure dicono che la spesa è congrua, sulla base di una verifica dell’andamento storico della spesa del servizio rifiuti a Martina Franca. Di quale andamento, di quale periodo, si parli per questo “storico” così vagamente espresso, non c’è traccia nel parere favorevole dei revisori, ad un provvedimento da oltre cinquanta milioni di euro.

Insomma, di cose da chiarire ce ne sono molte, in consiglio comunale, per il nuovo piano di igiene urbana. C’è peraltro da dire che in linea di massima, siamo di fronte ad una pianificazione moderna, con l’eliminazione dei cassonetti ad esempio, con la realizzazione di molte isole ecologiche. Forse quando si parla di isole ecologiche, a palazzo ducale avranno pensato che si trattava di isole in mezzo al mare, quindi la spiaggia ci sta bene. Martina Franca, in riva al mare.

 

Di un intervento, riguardo al piano rifiuti, di Franco Mariella, ex consigliere e assessore comunale di Martina Franca:

Stamane si discute in Consiglio Comunale il nuovo piano rifiuti. Nessuno in questi giorni ha fatto rilevare che il nuovo piano rifiuti contiene a monte una scelta già fatta, la raccolta differenziata senza riportare le motivazioni di quel tipo di scelta, Nella sostanza il Consiglio Comunale è chiamata a ratificare una scelta che spetterebbe al Consiglio stesso e che invece è stata effettuata da altri. Consiglio che deve solo ratificare un cambio del tipo di servizio che non porta alcun risparmio per i cittadini anzi senz’altro un aggravio di spesa e di adempimenti. Se poi si considera che Martina è capofila dell’ARO la scelta (che io ritengo infausta) condizionerà gli altri otto comuni che dovranno solo adeguarsi. E’ il caso che i singoli consiglieri riflettano su questo aspetto, si chiedano a chi conviene, a chi consente business questa scelta e che non si fidino ciecamente dei perennemente infausti pareri dei dirigenti. E’ arrivato il momento che in Consiglio arrivino più proposte metodologiche comparate in maniera tale che il Consiglio svolga il suo compito primario: SCEGLIERE

Esistono diverse tecnologie, soprattutto meno costose, che assicurano la separazione ed il riciclaggio dei rifiuti senza fare ricorso alla raccolta “diferreziata”, tanto meno alla raccolta PORTA e PORTA, che è molto costosa e molto impegnativa per i singoli cittadini, anche rispetto ad altri tipi di raccolte differenziate come, per esempio la modernissima CARRETTA CARETTA.

Esistono tecnologie modernissime capaci di risolvere egregiamente il problema dei rifiuti a costi decisamente minori e senza fare ricorso alla raccolta differenziata. THOR E’ UNA DI QUESTE E, FORSE, E’ ANCHE LA PIU’ MODERNA

THOR (Total house waste recycling, ovvero riciclaggio completo dei rifiuti domestici) è stata sviluppata dal CNR sotto la guida del ricercatore Paolo Plescia e la collaborazione della società ASSING SpA di Roma.

Con THOR si recuperano e raffinano i rifiuti senza farli passare dai cassonetti differenziati, trasformandoli in materiali utili e  combustibile prezioso, ad un costo pari al quinto di quello di un inceneritore.

L’impianto e’ completamente autonomo, consuma parte dell’energia che produce e cede il resto all’esterno.  

THOR è completamente meccanico e quindi può essere messo in funzione solo quando serve, limitando o eliminando così lo stoccaggio dei rifiuti e i conseguenti cattivi odori.

Un impianto di taglia medio-piccola da 20.000 tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale.

La stessa quantità in una discarica richiederebbe almeno 100 euro e in un inceneritore 250. (2)

Al termine del processo si ottiene CDR in polvere, da utilizzare come combustibile dall’elevato potere calorico che supera le 5.300 kcal/kg contro le 2.000-2.500 di quello dei rifiuti.

Le fasi di lavorazione cui THOR sottopone i rifiuti sono, nell’ordine:

1.  frantumazione e vagliatura

2.  separazioni magnetiche dei metalli ferrosi

3.  separazioni dei metalli non ferrosi mediante correnti parassite

4.  separazione degli inerti attraverso una divisione balistica

5.  eventuale separazione e arricchimento di una frazione “compounds”    

      fatta da gomme, PVC e altre plastiche pesanti

6.  macinazione della frazione combustibile dei rifiuti in un mulino

      micronizzatore, per raggiungere dimensioni submillimetriche

7.   raffinazione del combustibile mediante ciclonatura. Secondo quanto viene spiegato dal ricercatore Paolo Plescia, di 50 tonnellate di rifiuti giornalieri THOR permette di ricavare una media di 30 tonnellate di combustibile, 3 tonnellate di vetro, 2 tonnellate tra metalli ferrosi e non ferrosi e 1 tonnellata di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile. Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore.

Il prodotto che esce da THOR è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel mulino, dalle 8.000 alle 15.000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche, e, in aggiunta, è esente da odori della fermentazione.

Il combustibile ottenuto di presenta sotto forma di polverino ma può essere pellettizzato per l’utilizzo nei forni industriali, oppure può essere trasformato in bio-olio per motori diesel attraverso il processo della pirolisi.

La tecnologia THOR è stata testata per un anno in Sicilia ed è in attività un impianto sperimentale gestito da Buzzi Unicem insieme alla Assing Spa presso il sito di Sommariva (CN) per produrre CDR-Q per cementeria.

Per finire, THOR è stato progettato anche come impianto mobile da montare su camion o su navi, utile per contrastare le emergenze in tutte le situazioni dove è necessario trattare i rifiuti rapidamente senza scorie e a dimensioni contenute, tutto ad un costo ridotto: un impianto da 4 tonnellate/ora non occupa più di 300 m2 e ha un costo medio di 2 milioni di euro!

Un altro sistema di separazione dei rifiuti indifferenziati è stato realizzato in Israele

E’ il caso di prendere in seria considerazione un rivoluzionario tipo di impianto di smaltimento di rifiuti solidi urbani, come segnalato dal mensile Le Scienze. Senza necessita di raccolta differenziata. Si trova in Israele a poca distanza da Tel Aviv il megaimpianto che riceve ogni giorno da 800 camion ben 2700 tonnellate di rifiuti indifferenziati e, provvedendo alla separazione dei materiali che li compongono, ricicla e valorizza tutto – plastica, vetro, legno, metalli, umido – ottenendo inoltre fertilizzanti, metano, biogas, energia elettrica. Grazie allo spirito di iniziativa e al ricorso all’innovazione e alla tecnologia più avanzata, gli israeliani sono insomma riusciti a trasformare i rifiuti indifferenziati in una autentica fonte di ricchezza. Tutto nasceva nel 1998 per smaltire una vera e propria montagna di immondizia che copriva un’area di ben 450 mila metri quadrati di 60 metri d’altezza ad Hiriya. é stato così elaborato un piano per trattare detti rifiuti e riciclare il materiale estratto di un certo interesse. Gli israeliani hanno così allestito ai piedi della montagna di spazzatura tutta una serie di impianti per lavorarla. Nell’impianto di trattamento biologico principale del sito in esame, gestito dall’azienda pubblica Environmental Service Company (Esc) il ciclo rivoluzionario funziona così. 1) La spazzatura viene scaricata in una gigantesca vasca colma di acqua dove i materiali leggeri che galleggiano, come la plastica, la carta e il cartone, le bottiglie di vetro o le lampadine, vengono separati da quelli pesanti, come i metalli, che si depositano sul fondo, e sono recuperati per essere riciclati. 2) Dopo aver eliminato le sostanze inorganiche restano nell’acqua i rifiuti organici. Tutto, a questo punto, passa in una serie di altre vasche, dove appositi filtri provvedono a separare il materiale biologico dall’acqua. 3) Il primo viene utilizzato come fertilizzante, mentre l’acqua, ormai depurata; in parte riconfluisce nella prima vasca per dare il via a un nuovo ciclo di lavorazione e in parte viene destinata all’irrigazione dei terreni. 4. C’è poi un impianto di gassificazione, costituito essenzialmente da un silos dove l’immondizia viene portata a 800 gradi producendo syngas che in parte è utilizzato per alimentare il sistema e, per il resto, è destinato a produrre corrente elettrica. Oggi Hiriya tratta , come detto, 2700 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, che ne fanno una delle più grandi stazioni di transito al mondo, oltre che il più vasto e avanzato centro ambientale di Israele. Si ricavano acqua, compost e metano, usato per produrre elettricità con una turbina da 1,5 megawatt. L’impianto può smaltire 200 tonnellate al gior-no, al pari di quello che riceve e separa i materiali da costruzione. Poi c’è un impianto pilota di gassificazione, che produce syngas a ciclo chiuso, e un’unità di separazione da 500 tonnellate al giorno. Ed è in fase di pianificazione una struttura per il trattamento di pneumatici. Ultimi arrivati, l’impianto per le aree umide – cinque vasche in cui affondano le radici diverse specie di fiori, con il compito di purificare i rifiuti – e l’impianto di trattamento per le acque reflue del processo di smaltimento. Infine, con 63 pozzi sparsi per tutta l’area viene raccolto il biogas prodotto dai materiali interrati, producendo 4 megawatt di potenza che vanno ad alimentare un’azienda tessile a qualche chilometro di distanza. Gli israeliani, insomma, sono riusciti a trasformare una montagna di rifiuti indifferenziati in una grande risorsa che tra qualche anno si trasformerà nel più grande parco pubblico del Paese. Tutto questo grazie ad un progetto dell’azienda municipalizzata di smaltimento rifiuti , la ESC che con 100 dipendenti gestisce e conduce questo gioiello tecnologico. già canadesi ed australiani stanno realizzando impianti dotati di questa rivoluzionaria tecnologia. Soluzione che non richiede la raccolta differenziata, non inquina perchè basata sui flussi idrici e assolutamente più economica di ogni altra disponibile.

Il piano finanziario Tradeco nel 2013 è stato stralciato dai lavori del Consiglio Comunale ben 3 volte, questa volta più che mai, prima di obbligare per sette anni questa città ad un piano di servizio rifiuti blindato non confrontato con altri sistemi, è necessario soprassedere e chiedere che venga presentato un piano alternativo da confrontare. Ragazzi abbiate un po’ di coraggio, la città aspetta il nuovo piano rifiuti da dodici anni, non sarà certo qualche altro mese a far rinunciare a vagliare un piano diverso che porti veramente vantaggi anche economici ai martinesi. Esigete il confronto tra più modelli di servizio rifiuti.  

martina franca adagiata sugli scogli

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