Circa 130 donne assunte, solo sulla carta. Solo al fine di ottenere degli specifici finanziamenti. Una quindicina di prestanome, per far figurare lo svolgimento dei servizi di pulizia in locali pubblici, bar, ristoranti ecc. Finanziamento ottenuto, nella prima tranche, dalla Regione Puglia: poi, dalle verifiche sull’effettuva concretizzazione di quanto finanziato, dalla Regione erano state notate varie anomalie. Da lì, l’apertura dell’inchiesta: quindici denunciati, un presunto ideatore del raggiro (nel comunicato delle Fiamme gialle non ci sono nomi) e sequestro beni per equivalente da 846mila euro. Fra le accuse a vario titolo quelle di falso in atto pubblico e truffa nel fruire di erogazioni pubbliche. Le donne formalmente ingaggiate, in sede di indagine della Guardia di finanza, hanno detto di non avere mai avuto lo stipendio.