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Puglia, lo scandaloso caso Capodacqua. Settanta milioni di euro e trent’anni buttati per un impianto idraulico fantasma Territorio della Murgia

CAPODACQUAfoto invaso abbandonato

CAPODACQUA,foto invaso abbandonatoDi Nino Sangerardi:

Un bel giorno assessori e funzionari della Regione Puglia si riuniscono per discutere una questione importante. Verificare la ripresa della sistemazione idraulica del bacino Capodacqua, affluente sinistro del Bradano.
Una prima stima per la “rifunzionalizzazione delle strutture” ammonta a 9,4 milioni di euro.
A metà dicembre 2015, si apprende che “la ripresa dei lavori del Capodacqua andrebbe rimessa a tempi imprevedibili”.
Parole del Commissario straordinario del Consorzio Terre d’Apulia, scritte nella relazione consegnata alla Giunta regionale pugliese. E per quale ragione? Mancanza di denaro.
Forse è utile raccontare la vicenda Capodacqua.
Definita dagli esperti in uso e disuso dei finanziamenti statali e regionali italici : “pozzo inesauribile di soldi e impianti non compiuti in terra pugliese”.
Si trova nei dintorni di Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola, Altamura. Messi a disposizione 67 miliardi di lire, per il cosiddetto sviluppo del Sud Italia.
Intervento che spunta dal mare delle carte giudiziarie locali regionali e statali.
Il Comune di Gravina in Puglia impegna euro diecimila quale ulteriore acconto per l’avv. Giovanni Tedesco. Trattasi del compenso relativo al giudizio pendente innanzi la Corte d’Appello di Bari. Intrapreso dal Ministero dell’Ambiente in danno del Municipio gravinese, con oggetto i lavori del Capodacqua.
L’azione del Ministero intende contestare la sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale civile di Roma, che ha rigettato la domanda risarcitoria ministeriale nei confronti del Comune. Quest’ultimo, secondo gli avvocati del Ministero, avrebbe provocato danni a causa della sospensione delle opere irrigue in costruzione.
Pertanto, stante la non ultimazione del programma idraulico, l’abbandono e il degrado delle infrastrutture non si arresta la diatriba milionaria che vede in ballo Ministero dell’Ambiente, Consorzio Terre d’Apulia,Comune di Gravina, imprese appaltatrici.
Il progetto di bonifica che coinvolge le aree di Capodacqua, Pantano e Maricello è approvato durante il 1985 da Regione Puglia e Agensud.
CAPODCQUA,invaso abbandonato 2Gestione affidata al Consorzio bonifica appulo lucano. Nel 1990 il Cipe, comitato interministeriale programmazione economica, sborsa i 67 miliardi programmati.
Da realizzare sei laghi piccoli, scavare pozzi a 630 metri che, nel corso dei mesi caldi, devono alimentare gli invasi,costruire la rete per dragare acqua presso gli umani (sempre più rari) che sopravvivono nei fabbricati e masserie e case coloniche della Murgia Alta e Bassa.
Previsto anche un parco eolico.
I lavori vengono aggiudicati alle società Di Battista di Gravina in Puglia e Intercantieri di Padova.
Trascorsi più di venti anni risultano eseguiti quaranta chilometri di canali per la rete irrigua completata al 9 per cento, unitamente a strade e ponti, quattro laghetti, pozzi dotati di meccanismi per il sollevamento acqua, 500 briglie di contenimento.
Strutture che dovrebbero spronare l’evoluzione agricola del territorio: 600 ettari che intersecano Altamura, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola.
Del parco eolico, situato in cima a un promontorio lungo la strada statale n.97 contrada Filieri Calderoni, si notano tre torri in cemento armato disperse nel nulla della zavorra murgiana.
Il tutto in balìa dei predatori, italostranieri, di rame e apparecchiature elettriche. Le intemperie e la non manutenzione deturpano canali, postazioni idrauliche e il sistema viario asfaltato.
Invece è vivo e pimpante il contenzioso giudiziario.
Nasce durante il 1994 allorché la Procura della Repubblica di Bari mette sotto sequestro il canale Capodacqua. Motivo?
Presunte violazioni della Legge a tutela del paesaggio.
Ma il Pretore di Gravina in Puglia (sentenza n.124/1997) afferma che “… non c’è stata alcuna violazione delle Leggi in materia ambientale e paesaggistica”, e dissequestra il cantiere.
Contemporaneamente sopraggiunge un provvedimento del Ministero dell’Ambiente.
E’ recapitato d’urgenza ai Comuni interessati dalle attività di sistemazione idraulica.
Ai sindaci non resta che sospendere le concessioni edilizie poichè “… è necessario effettuare la Valutazione di impatto ambientale”.
La dirigenza del Consorzio bonifica appulo lucano, successivamente denominato Consorzio bonifica Terre d’Apulia, replica depositando ricorso al Tribunale superiore delle acque.
I giudici romani, a giugno 1999, sottoscrivono il dispositivo favorevole al Consorzio: “… per quella fattispecie di lavori non c’è bisogno della valutazione impatto ambientale”.
D’altro canto le imprese appaltatrici Di Battista e Intercantieri citano a giudizio e ottengono facoltà di pignoramento dei beni del Consorzio.
Quest’ultimo controbatte affermando: “Il danno alle imprese non è colpa nostra ”, e fa causa al Ministero dell’Ambiente.
Il Tribunale di Roma dà ragione ai legali del Consorzio Terre d’Apulia e condanna il Ministero a pagare 12 milioni e 652mila euro, oltre interessi. Pronuncia confermata in Corte d’Appello.
A tutt’oggi pende vertenza, in Cassazione, aperta dal Ministero dell’Ambiente.
Il credito del Consorzio Terre d’Apulia è stato calcolato in 22 milioni e 812mila euro.
Nel frattempo da tale somma, a fronte di decreti giudiziari , hanno attinto l’impresa Matarrese (4 milioni e 322mila euro) e l’impresa Intercantieri (739 ila euro).
Dopo l’esecuzione fatta da Equitalia spa per alcuni debiti a carico del Consorzio, il residuo creditizio è di 7 milioni e 660 mila euro.
Capitale su cui, marzo 2014, interviene atto di pignoramento di 7 milioni e 359mila euro da parte di Italfondiario spa, riconducibile a un prestito bancario.
Per quanto il Consorzio ha sostenuto l’impignorabilità dei 7 milioni e 660mila euro, essendo destinati al completamento dei lavori per il Capodacqua, il Giudice a giugno 2015 li avrebbe assegnati alla società Italfondiario.
Se la decisione del Magistrato diventa esecutiva le spettanze del Consorzio nei confronti del Ministero dell’Ambiente si azzerano. Riportando così il sistema idraulico Capodacqua nel cimitero dei sogni pubblici infranti.
Tra ricorsi, citazioni, interessi legali, lucro cessante delle imprese, licenziamento di maestranze, parcelle di avvocati e periti, danni ambientali, manomissione di quanto edificato il gruzzolo monetario speso da Regione, Comuni e Stato ha raggiunto i 70 milioni di euro?
Sembra di sì. Al momento.

(foto: fonte Nino Sangerardi)


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