Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Gianfranco Chiarelli:
Il governo sull’Ilva ha fallito su tutta la linea.
Bocciato emendamento salva-indotto presentato dal Partito Democratico!
C’è chi attende il default totale dell’acciaieria tarantina?
Le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati si sono riunite ieri per discutere del provvedimento “Disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA”; insieme ai colleghi Palese, Marti e Latronico, ho voluto partecipare ai lavori, pur non essendo componente di tali commissioni. Ho ritenuto indispensabile intervenire, di fronte ad una ennesima decisione del governo che ha davvero del paradossale: la bocciatura di un emendamento, presentato da parlamentari del Partito Democratico, che, se approvato, avrebbe contribuito a risolvere, almeno in parte, il problema delle aziende creditrici dello stabilimento siderurgico di Taranto. Dunque il governo non ascolta i parlamentari che lo sostengono, non ne accoglie le giuste istanze, figuriamoci quale attenzione rivolga alla opposizione! Ciò non mi ha impedito in ogni caso di esporre con chiarezza la posizione dei Conservatori e Riformisti, che, in particolare, da tempo sostengo, purtroppo inascoltato. Sull’Ilva il governo ha fallito su tutta la linea, continua a navigare a vista, non ha un piano credibile per il rilancio dello stabilimento, men che meno per la sua ambientalizzazione e per le bonifiche. Lo stop al rientro dei fondi sequestrati alla famiglia Riva era ampiamente prevedibile; più volte, nella discussione di diversi decreti “salva-Ilva” ho segnalato come vi fossero chiari impedimenti di ordine giuridico, rispetto a somme sequestrate, non confiscate, peraltro in relazione ad un reato diverso da quello che riguarda la gestione della acciaieria. Una valutazione condivisa da molti esperti del settore, nonché anche da autorevoli esponenti della stessa maggioranza. Gli stessi presidenti delle due commissioni non hanno potuto fare altro che condividere la mia analisi. L’ultima decisione, sancita con il nono, ennesimo, decreto, di cedere l’Ilva ai privati, rappresenta la totale resa del governo! L’Ilva, in un quadro di complessiva sovrapproduzione di acciaio, ha perso ampie fette di mercato, continua ad accumulare debiti, e ha ridotto al fallimento centinaia di piccole imprese dell’indotto. Senza parlare dei ritardi biblici accumulati nella realizzazione dell’ AIA. Il risultato della gestione commissariale è il fallimento sul piano della gestione economica ed operativa dello stabilimento e il nulla di fatto in termini di ambientalizzazione. Purtroppo con queste premesse è difficile essere ottimisti per il futuro dell’acciaieria e dell’intero territorio ionico, che continua a dover subire scelte calate dall’alto, in assenza di un necessario confronto. Auspico che tutte le istanze istituzionali e politiche locali facciano fronte unico per richiedere un deciso cambio di rotta al governo. Occorre chiudere la fase dei provvedimenti tampone, e dei decreti a pioggia, e definire, in modo condiviso, un piano strategico che guardi, a questo punto realisticamente, ad un ridimensionamento dello stabilimento siderurgico,in linea con l’attuale asset dei mercati, accompagnato da provvedimenti straordinari che ammortizzino le inevitabili conseguenze in termini occupazionali, favorendo altresì nuovi investimenti in settori diversificati. Non aspettiamo che avvenga il default completo. O, forse, viene da pensare, è proprio quello che qualcuno attende che avvenga?