Di seguito un comunicato diffuso da Confagricoltura Taranto e, a seguire, un comunicato di Federica De Benedetto, vicecoordinatrice di Forza Italia per la Puglia:
«La Puglia dell’olio d’oliva extravergine incassa un’altra sberla dall’Ue ed è per questo che, come Confagricoltura, siamo pronti alla mobilitazione». Con il via libera di ieri, da parte della commissione commercio internazionale del Parlamento europeo, all’ingresso sui mercati europei di 35mila tonnellate di prodotto tunisino senza dazio si è quasi giunti all’epilogo di una vicenda che avrà pesanti ripercussioni.
Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, è seriamente preoccupato degli effetti che questa proposta della Commissione Ue, cui manca soltanto il voto favorevole dell’assemblea plenaria a febbraio, potrà avere sul mercato italiano e pugliese in particolare: «Si tratta di 70mila tonnellate in un biennio – spiega – che andranno a sommarsi alle 56mila annue già previste dagli accordi di libero scambio tra Ue e Tunisia. Per capire quanto “pesa” questo contingente suppletivo di olio d’oliva, basti pensare che 35mila tonnellate sono più della metà della produzione portoghese, quasi più del dieci per cento di quella italiana e circa il 20 rispetto all’olio prodotto in Puglia nell’annata 2015. Dunque, tutt’altro che una goccia nel mare, piuttosto sembra che l’agricoltura sia diventata merce di scambio per dinamiche di altra natura, così come già successo con il caso dell’embargo alla Russia. L’affaire Tunisia ha un gusto ancor più amaro – aggiunge Lazzàro – se solo si riflette sul fatto che pochi giorni fa il nostro presidente Mario Guidi, in una lettera inviata a Federica Mogherini, aveva chiesto regole Ue non penalizzanti e reciprocità negli scambi commerciali».
In pratica, l’intrecciarsi di motivazioni di politica estera – il sostegno alla Tunisia colpita da attentati terroristici a Tunisi e Susa – con implicazioni di tipo economico rischia di risultare non “a somma zero” per i produttori pugliesi: «Sono i numeri – chiarisce Lazzàro – a farci ritenere che l’olio d’oliva tunisino provocherà scompensi sui prezzi e, quindi, su un mercato in difficoltà dopo il pessimo 2014 e che vuole sfruttare le buone previsioni per l’annata in corso. Va ricordato che l’Italia, oltre a essere uno dei maggiori produttori d’Europa, è anche il maggiore importatore mondiale di olio. Togliere il dazio ad una notevole quantità di prodotto importato deprimerà i prezzi e potrebbe orientare i consumatori su oli di qualità inferiore. Insomma, l’Ue va a due velocità: aiuta generosamente la Tunisia ma mette nei guai la Puglia, che produce il 60 per cento circa dell’olio d’oliva italiano».
Per Confagricoltura Taranto, del resto, non è convincente nemmeno l’aver approvato in commissione un emendamento che prevede un meccanismo di revisione annuale: «Le rassicurazioni della relatrice francese Marielle de Sarnez – rimarca il presidente Lazzàro – non ci fanno stare affatto tranquilli. Non mi pare logico prevedere misure per correggere eventuali squilibri a posteriori: l’Ue, al contrario, avrebbe dovuto analizzare gli effetti ex ante e correre ai ripari con eventuali misure compensative per i produttori delle aree interessate. Con questo modo di operare si ottiene un solo risultato: fare solidarietà verso la Tunisia e farla pagare ai produttori pugliesi. Non è un mistero, infatti, che il mercato dell’olio europeo è solo formalmente “a 28”, dato che il grosso dei consumi, circa l’86 per cento, è ristretto ai Paesi Mediterranei, Spagna Grecia e Italia su tutti. Credo – conclude il presidente di Confagricoltura Taranto – che stavolta l’Ue invece della Pac ci stia per rifilare un bel “pacco”».
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La Commissione commercio internazionale del Parlamento europeo ha approvato l’importazione senza dazi di una quota annua di 35 mila tonnellate di olio d’oliva dalla Tunisia. Questa ulteriore quota che si aggiunge alle 56.700 tonnellate annue già previste dall’accordo Ue-Tunisia sarà un colpo mortale per l’olivicoltura italiana.
La proposta è stata fatta dalla commissaria europea del governo Renzi Federica Mogherini ed è passata in Commissione commercio con i voti favorevoli degli eurodeputati del Pd e dei gruppi Ppe, S&d e Alde.
“La produzione del nostro olio extravergine d’oliva – afferma il portavoce eurodeputato del M5s Piernicola Pedicini – va tutelata e il M5s si batterà con tutti i mezzi, a partire dalla prossima assemblea plenaria del Parlamento europeo, per evitare che il provvedimento venga approvato definitivamente.
Le guerre tra poveri sono sempre sbagliate e non portano da nessuna parte. Noi riteniamo – sottolinea Pedicini – che i problemi dei Paesi meno sviluppati vadano affrontati, ma non con scelte che si ripercuotano sulla tenuta economica e sociale di altre realtà come, per questo caso, la Puglia e altre zone del Sud Italia.
L’agricoltura italiana, ancora una volta, viene usata come merce di scambio per la politica internazionale. Non vorremmo – afferma l’esponente pentastellato – che dietro a questa forzatura ci sia l’attuale primo ministro tunisino Habib Essid, che è uno dei maggiori produttori di olio dello Stato africano. Un altro sospetto è che ci sia il preciso obiettivo di affossare i piccoli e medi produttori del Sud Italia, per permettere alle grandi aziende di comprare a prezzo stracciato l’olio non europeo per poi truffare i consumatori spacciandolo come Made in Italy.
Il provvedimento, voluto dalla Mogherini, è un colpo mortale per gli olivicoltori del Sud ed in particolare per quelli della Puglia che già sono stati colpiti dai danni del contagio del batterio “Xylella” e vivono da tempo una fase di forte crisi.
Se l’Ue non verrà fermata con il voto in Parlamento, – conclude Pedicini – ci auguriamo che vengano almeno previsti degli incentivi a favore del settore olivicolo italiano e si mettano dei paletti ai produttori tunisini affinché rispettino gli standard di qualità del prodotto per tutelare i consumatori e rispettare le proprietà organolettiche dell’olio che verrà commercializzato.
Così come è accaduto per le arance siciliane, “aggredite” da quelle algerine, anche questo è un altro brutto regalo all’Italia del governo Renzi. Un regalo frutto degli accordi scellerati che sono stati stipulati a Bruxelles per oscuri disegni e obiettivi che sicuramente non salvaguardano il nostro Paese”.