Il suo aguzzino, il 30enne connazionale Alexei Florea, è stato arrestato con l’accusa di sequestro persona, violenza carnale e riduzione in schiavitù. Gli uomini guidati dal vicequestore aggiunto Pantaleo Nicolì lo hanno trovato dopo alcune ore insieme alla madre mentre si preparava alla fuga, con le valige ancora aperte e 3mila euro in contanti.
Un piano andato in fumo così come i sogni di una vita felice della 42enne romena, badante residente a Nardò da qualche anno, che ad agosto ha intrecciato una relazione con l’uomo decidendo di andare a vivere con lui alla metà di gennaio.
Una relazione di alti e bassi con episodio di violenza, come lei stessa ha raccontato agli investigatori: già lo scorso ottobre Florea le aveva sferrato un colpo alla nuca e, per farsi perdonare, le ha inviato 200 euro il giorno successivo.
La situazione precipita quando i due vanno a vivere insieme: lei lascia il suo lavoro con la promessa di una vita migliore, lui, invece, è un disoccupato che saltuariamente collabora con la palestra che frequenta abitualmente. Il 31 gennaio inizia il vero e proprio incubo: dopo aver malmenato la compagna le taglia i capelli come gesto di gelosia poi la costringe a rapporti sessuali e la picchia con pugni su tutto il corpo.
Non contento la umilia: le urina in faccia e le versa addosso della Coca cola poi la costringe a prendere pastiglie di benzodiazepine per tramortirla e la percuote nuovamente. Poi l’ha messa davanti allo specchio e le ha chiesto: “Ti piace come sei ridotta?”.
La cronaca dei giorni successivi è un elenco di violenze e orrori che culmina il 3 febbraio: “tu non hai diritto di vivere, o ti prostituisci o muori” sono state le parole del 30enne che immobilizza la compagna con nastro, la avvolge con un lenzuolo e la carica in macchina per buttarla a mare. Lei si salva perchè implora pietà, lui desiste ma la percuote ancora con un appendiabiti di legno.
Nel pomeriggio la accompagna in un negozio “tutto a 1 euro” per comprarle dei trucchi con l’obiettivo di camuffare i segni della violenza ma le commesse e le clienti notano i lividi anche se la vittima cerca di nascondersi. La sera, non contento, la filma con un cellulare (il video era destinato ad un uomo di cui era geloso) dopo averla costretta a impugnare un cucchiaio davanti a un piatto con delle feci. Poi continua a percuoterla e violentarla tutta la notte.
Ieri mattina la donna, approfittando dello stato di torpore del suo torturatore, riesce a scappare e ad andare al commissariato dove arriva scalza e ferita. Soccorsa e medicata all’ospedale, ora si trova in una struttura protetta.
Florea, interrogato, non ha proferito parola. Per lui . E la sua ferocia, parlano le ferite che la sua malcapitata compagna ha riportato in tutto il corpo.