Alle 12,30 l’appuntamento. In strada, sulla statale 172 Martina Franca-Locorotondo. Chiusa, e che continuerà ad esserlo per chissà quanto, dopo che ieri il giudice del riesame, Annamaria Romano, ha confermato il sequestro dell’arteria, respingendo l’istanza dell’Anas. Oggi a mezzogiorno e mezzo, in quella strada chiusa, si riunisce la giunta comunale di Martina Franca.
Da qui si contestava la mancanza di azione per evitare il sequestro e si è stati presi per chissà quali nemici dell’amministrazione pubblica. Ieri nel tentativo di farsi dissequestrare la strada, l’Anas ha portato avanti anche un’ordinanza fatta il 22 febbraio. Dopo, cioè. Andava fatta prima. Come si contestava da qui (naturalmente, quel paio di lettori pronti a dire della proposta di ordinanza come di una cosa campata in aria, sono spariti). Ora da qui si propone una cosa: con la consapevolezza di essere presi per matti e quindi, figurarsi se chi ha ruoli di responsabilità se ne occupi. Si interpelli il genio militare per la costruzione di un ponte di ferro nel tratto di trecento metri sequestrato, si verifichi la fattibilità tecnica e, se sì, ecco risolto momentaneamente il problema della strada. Perché la magistratura, con il terzo provvedimento su tre, ha chiarito che la strada si riaprirà solo quando verrà risolto il problema del depuratore. Ecco il danno che deriva dal non avere provato a evitare il sequestro.
Un ponte di ferro, un provvedimento di emergenza (i ponti di ferro hanno risolto situazioni drammatiche come le alluvioni) perché questa, altrimenti, sarà la divisione in due della valle d’Itria, per molti molti mesi. Per risolverla, almeno dal punto di vista della funzionalità della strada, solo un provvedimento fuori dagli schemi potrà essere utile.
Agostino Quero