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Xylella: critiche alla decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea Coldiretti: Ue come Ponzio Pilato. D'Amato (M5S): misure emergenziali sbagliate

torchiarolo ulivi sradicati 1

Di seguito un comunicato di Coldiretti Puglia e, a seguire, quello di Rosa D’Amato, deputata al parlamento europeo:

“L’UE fa come Ponzio Pilato sugli indennizzi da riconoscere agli olivicoltori che hanno subito e dovuto affrontare in solitudine l’aggressione del patogeno da quarantena Xylella Fastidiosa e devono fare i conti con ingenti perdite di reddito presenti e future. Non solo, è drammatica la conta dei danni sia per il valore inestimabile degli ulivi colpiti perché millenari e centenari e, malauguratamente in caso di estirpazione, per il valore del soprassuolo distrutto. Pertanto, oltre a confermare la violenza delle misure precedentemente adottate, l’UE scarica incredibilmente la patata bollente sull’Italia che dovrà ipotizzare in solitudine un regime che conceda ai ‘proprietari dei fondi interessati un indennizzo ragionevolmente commisurato al valore delle piante distrutte’”. E’ il commento del Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia delle conclusioni dell’avvocato generale della Corte Ue, Yves Bot, che ha esaminato con una procedura accelerata la richiesta presentata dal Tar del Lazio, a cui hanno fatto ricorso diversi proprietari di fondi agricoli pugliesi per fermare le eradicazioni.

“L’UE ha gravi responsabilità – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – circa gli inaccettabili ritardi nell’affrontare l’emergenza fitosanitaria causata dalle frontiere colabrodo. La mancanza di efficaci misure di controllo alle frontiere e del doveroso embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi salentini, come ad esempio il sud America al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto, hanno causato un danno irreparabile all’olivicoltura salentina. Ora l’UE non può lavarsene le mani come se nulla fosse accaduto”.

La provincia di Lecce è uno dei principali bacini produttivi dell’olivicoltura regionale. In questa provincia è localizzato più di un quarto del comparto olivicolo regionale: 65mila aziende olivicole e 97mila ettari di superficie coltivata a olivo (ISTAT, 2010). Le aziende agricole leccesi sono per il 92% dedite alla coltivazione dell’olivo, che occupa il 60% della SAU provinciale. Le piante di olivo presenti sono quasi 11milioni, prevalentemente delle cultivar Cellina di Nardò, Ogliarola Salentina, Leccino e Pizzuta, mentre è piuttosto bassa la presenza della cultivar Coratina.

La gran parte delle aziende olivicole salentine, oltre 51mila unità (il 77% del totale), sono specializzate nella coltivazione dell’olivo, ossia ricavano da questa coltura più di due 2/3 del proprio reddito. Queste aziende detengono circa 92mila ettari di superficie, pari al 95% della SAU olivicola provinciale.

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“Tenuto fermo il rispetto per il parere della Corte Ue, oggi non possiamo non ribadire che le misure emergenziali sulla Xylella in Puglia prese allora da Bruxelles erano e restano a nostro avviso sbagliate. Non a caso, grazie alle pressioni esercitate anche da noi in questi mesi, l’ultima decisione della Commissione europea ha di fatto limitato gli abbattimenti degli ulivi. Si tratta di un piccolo passo avanti, ma importante perché segna un cambio di direzione rispetto a chi voleva fare degli uliveti pugliesi un deserto”. Lo dice l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato, commentando le conclusioni dell’avvocato generale della Corte Ue Yves Bot, che ha esaminato con una procedura accelerata la richiesta presentata dal Tar del Lazio, a cui avevano fatto ricorso diversi proprietari di fondi agricoli pugliesi per contestare l’imposizione degli abbattimenti nel quadro delle misure Ue anti-Xylella. Secondo l’avvocato generale, le misure prese nel 2015 da Italia ed Ue, tra cui appunto l’eradicazione delle piante, sono valide.
“Queste conclusioni non aggiungono nulla a quanto già sappiamo – continua D’Amato – Sapevamo, infatti, che la procedura adottata era rispettosa delle norme vigenti. Quello che abbiamo contestato da sempre e continuiamo a contestare è che quelle misure partano da un presupposto sbagliato: ossia la decisione dell’Efsa del 6 gennaio 2015, che si basa sulle evidenze del solo Cnr di Bari, i cui studi sono oggi sotto inchiesta da parte della magistratura”.

“Da allora – prosegue l’eurodeputata pugliese del M5S – è passato quasi un anno e mezzo e diversi ricercatori hanno portato alla luce nuove evidenze che spingerebbero verso l’attuazione di misure efficaci a contrastare il disseccamento delle piante e al contempo più sostenibili per il territorio sia sotto il profilo ambientale che economico. Per questo, la nostra battaglia perché l’Ue promuova una ricerca più allargata e prenda in considerazione gli altri risultati provenienti dal mondo scientifico. E’ la ragione per cui – conclude D’Amato – il 18 maggio a Bari presenteremo una serie di ricerche italiane e internazionali i cui risultati vanno nella direzione per cui ci siamo sempre battuti: combattere il disseccamento degli ulivi preservando il nostro territorio da abbattimenti e pesticidi”.
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