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Acquaviva delle Fonti: il contenzioso infinito Miulli, Inps, banca A che punto siamo dopo otto anni nella vicenda che vede contrapposti l'ospedale e l'istituto previdenziale

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Di Nino Sangerardi:

Una lite giudiziaria che non si è conclusa. Pochi passi indietro nel tempo. A metà agosto 2010 l’Ente ecclesiastico ospedale generale regionale Francesco Miulli di Acquaviva delle Fonti (Ba) cede, pro solvendo, alla Banca Popolare di Bari le spettanze acquisite nei confronti dell’Inps.

Somma pari a 32 milioni di euro oltre interessi. Trattasi del rimborso per gli sgravi contributivi, richiesti dai vertici del Miulli, in favore delle aziende che ingaggiano dipendenti nel Sud Italia.

La sussistenza del credito, oggetto della vertenza fra Inps e Ospedale Miulli, è confermata dal Tribunale di Bari con sentenza del 28 dicembre 2007 e ribadita dalla Corte di Appello il 29 luglio 2010.

L’Inps però ricorre alla Corte di Cassazione. In attesa del dispositivo dei Supremi giudici la Banca Popolare di Bari e il Miulli avviano la procedura esecutiva contro l’Inps. Quest’ultimo si oppone.

Il 20 marzo 2012 il Giudice dell’esecuzione assegna alla Banca il credito nella misura di 41,7 milioni di euro. All’atto dell’incasso l’istituto bancario barese retrocede la sopradetta cifra al Miulli. Come? Mediante accredito sul conto intestato all’Ente ecclesiastico, consentendo allo stesso Ente di saldare la propria esposizione debitoria.

Sopraggiunge il 16 aprile 2012. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Inps, elimina la sentenza della Corte di Appello di Bari e dichiara “… non dovute dall’Inps al Miulli le somme rivenienti dai crediti alla restituzione degli sgravi contributivi”. Di fatto viene decretata la soccombenza del Miulli, “ancorché manchi—sostengono i legali dell’Ente ecclesiastico—nel dispositivo della Cassazione una formale condanna alla restituzione a carico del Miulli”.

In data 20 luglio 2012 gli avvocati dell’Inps promuovono contro la Banca Popolare di Bari impugnazione finalizzata alla restituzione dell’importo versato.

Ma il 13 maggio 2013 il Giudice rigetta la domanda. L’Inps non si arrende e propone appello.

I Magistrati riaffermano le ragioni della Banca.
Nel frattempo il Miulli chiede la revocazione della sentenza della Corte di Cassazione emessa il 16 aprile 2012. Motivo? Contesta il mancato rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia europea e l’illegittimità della pronuncia della Cassazione sotto il profilo comunitario. Richiesta non accolta.

La Banca–a fronte della sentenza favorevole del Tribunale di Bari(13 maggio 2012) della bocciatura dell’appello proposto dall’Inps, dei pareri rilasciati dai legali incaricati– non ritiene di fare accantonamenti nel Bilancio al 31 dicembre 2015.

Tuttavia, visto che il Miulli è stato ammesso dal Tribunale di Bari al concordato preventivo in continuità, non è possibile escludere “potenziali rischi connessi alla circostanza che, stante l’insolvenza dell’Ente, l’Inps possa avere interesse a intraprendere in futuro nuove azioni nei confronti della Banca”.

Per concludere, a fine anno 2015 il credito vantato dalla Banca Popolare di Bari nei riguardi dell’Ospedale Miulli si è ridotto a 5,9 milioni di euro, grazie agli accrediti di circa 1 milione di euro riconducibili alla procedura concordataria.

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