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Scuola: domani a Bari la protesta degli insegnanti destinati al cambio di sede Coordinamento insegnanti disciplina Diritti umani: si inserisca un docente delle discipline giuridiche economiche in ogni scuola

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A Bari, domani mattina, protesteranno gli insegnanti. Quelli che, per via dell’algoritmo usato dal ministero dell’Istruzione, devono cambiare sede e andare lontano, anche molto lontano. Così, di botto. E magari nella zona dalla quale devono andar via, c’è carenza di personale. La protesta avrà luogo dinanzi alla sede del consiglio regionale della Puglia. Altre manifestazioni si sono svolte a Palermo e Napoli, nei giorni scorsi.

Di seguito il comunicato diffuso dal coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani:

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani fa appello a tutti rappresentanti del Parlamento italiano ed a tutti gli esponenti delle associazioni culturali, dei sindacati e fondazioni, affinché la proposta di inserire in ogni scuola di ogni ordine e grado del Centro Sud, in fase di Mobilità, un docente della classe di concorso A046 (ex A019) – discipline giuridiche ed economiche – nel sistema educativo italiano trovi un esito positivo. L’utilizzazione nella scuola secondaria di primo grado come organico di potenziamento socio economico e per la legalità ha sollevato, nel corso dell’anno scolastico 2015/2016, questioni assai importanti, relative alla cittadinanza attiva e democratica, alla valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, come prevenzione di fenomeni terroristici, al rispetto delle differenze e al dialogo tra le culture, alla sostenibilità ambientale dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle attività culturali, basi fondamentali per lo sviluppo della persona.

Non esiste società civile in cui il tema della legalità non sia promosso, divulgato e trasmesso. Soprattutto nelle aree più critiche del Mezzogiorno, laddove la percezione dello Stato è assai flebile e rapporti viziati dal clientelismo dilagante e dagli affari illeciti costituiscono sovrastrutture tossiche, il cui esito finale è lo smantellamento della norma giuridica e del progresso.

Educare alla legalità i giovani significa pertanto combattere “l’indifferenza, il compromesso morale, la contiguità, la complicità” in semplici parole contrastare le organizzazioni criminali (mafia, ndrangheta e camorra).

L’emorragia delle forze buone deve essere arrestata: lo spopolamento, l’indebolimento del tessuto sociale, lo smembramento delle famiglie, l’emigrazione consegnano il territorio all’antistato.

Difendere la legalità vuol dire piantare i semi della giustizia, della libertà, dell’onestà, della rettitudine in una società sempre più multietnica e complessa; vuol dire, anche, fare in modo che il concetto di Stato, nel suo significato e ruolo istituzionale più alti, sia tutelato, difeso e rispettato con scrupolo, quasi religioso, da ciascuno di noi; significa infine stimolare sempre più ognuno ad adempiere al proprio dovere e a maturare una solida coscienza civica. Tutto ciò dovrebbe, come è risaputo, costituire l’unica forma comportamentale ammessa e riconosciuta sin dalla più tenera età. L’opportunità di poter incidere sul nostro tessuto sociale in modo positivo potrebbe non ripresentarsi; la coscienza di ciascuno è chiamata in causa per trasformare la realtà attuale.

Fenomeni come l’espansione della criminalità, nelle sue espressioni economiche e finanziarie, e la piaga della corruzione, da cui sono affette anche le democrazie più evolute possono trovare un argine efficace. È necessario intervenire non solo nel momento repressivo, ma anche in quello educativo, rivolto in modo particolare alle nuove generazioni, offrendo un’antropologia e un modello di vita in grado di rispondere alle alte e profonde ispirazioni dell’animo umano” (Papa Francesco)

(foto: repertorio)

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