Dopo il ventiseiesimo rinvio a non si sa bene cosa, l’Italia reagisce. E stavolta lo fa con il capo del governo. Enrico Letta ha definito “inaccettabile” il capo di imputazione nei confronti dei due italiani, e sostanzialmente ritiene inaccettabile che l’India ancora non abbia detto una parola chiara nella vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il nuovo rinvio, stavolta al 18 febbraio, dell’udienza dinanzi all’alta corte di Delhi, è dettato dal fatto che l’accusa insiste nel volere applicare la legge antiterrorismo (sia pure non prevedendo la pena di morte) e che la difesa si sia duramente opposta. Del resto l’Italia non ci sta a far passare per azione terroristica, ciò che hanno compiuto i due militari della marina, che erano al lavoro in un’azione antipirateria. Ma qua si rinvia a dismisura e il ventiseiesimo rinvio farà anche superare la soglia dei due anni dalla vicenda, ovvero l’uccisione dei due pescatori indiani, in mare, da parte (stando all’accusa) di Girone e Latorre. Accadde il 15 febbraio 2012.
Il presidente del Consiglio italiano ha giudicato, come si diceva, inaccettabile questo nuovo rinvio e ha detto che Italia e Unione europea reagiranno.