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Casamassima: matricole day, la cerimonia alla Lum Intervento del delegato per l'associazione studentesca "La bussola"

giovanni fumarola matricole day

Di seguito un comunicato dell’associazione studentesca “La Bussola”:

Nel corso della cerimonia per il Matricole Day, alla presenza del Magnifico Rettore Prof. Emanuele Degennaro e dei presidi di facoltà Prof. Martino, per Giurisprudenza e Prof. Salvi, per Economia vi riproponiamo l’intervento di Giovanni Fumarola, delegato per l’occasione dell’Associazione Studentesca LA BUSSOLA.

***

“Di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’Università se ne è occupata venti anni fa; e quello di cui si occupa oggi l’Università sarà riportato dai mass media tra vent’anni. Frequentare bene l’Università vuol dire avere vent’anni di vantaggio.”
Studenti e studentesse, Benvenuti alla LUM!

Ho voluto iniziare questo mio discorso al Matricole Day dell’a.a. 2016/2017 della nostra UNIVERSITA’ LUM ricordando un grande protagonista della cultura del nostro Paese, letto e apprezzato in tutto il mondo, che ci ha lasciati recentemente: Umberto Eco.

L’Università è fucina e telescopio del futuro; questo suo ruolo richiede di poter esplorare ogni direzione. Negli ultimi anni, tuttavia, gli ostacoli e le difficoltà sono stati innumerevoli, miopia e inadeguatezza hanno contraddistinto il dibattito sull’Università, progressivamente delegittimando la nostra comunità svuotandola della propria linfa vitale, togliendo ai luoghi della formazione la capacità di essere strumenti di mobilità sociale ed emancipazione. Ritengo per questo che si debba tornare a riflettere sul ruolo della conoscenza e dei luoghi in cui essa si sviluppa.

Dobbiamo perciò avere il coraggio di fare nostra una visione complessiva, provare a uscire dalle logiche del corporativismo e dell’urgenza per darci un orizzonte ampio e cambiare prospettiva.

La nostra riflessione, o quanto ne verrà dopo questo giorno, si deve inserire in questa prospettiva, partendo proprio dalle missioni dell’Università di didattica, ricerca e ruolo attivo nello sviluppo economico e sociale del territorio. Tre missioni ambiziose queste e non facili da portare avanti, anche a fronte di una sempre più forte ingerenza dall’esterno rispetto alla libertà accademica.

Ora, qualora avessi intenzione di guadagnarmi facilmente simpatie fra di voi, potrei ben dire che l’Italia non è un Paese per chi vuole fare ricerca, ma voglio sfruttare il tempo concessomi al fine di intraprendere un ragionamento più ampio, rimettendo al centro l’avanzamento collettivo della conoscenza come unico vero motore per innovare il nostro Paese, in un contesto di scambio e cooperazione dentro il quale non si parli più di competizione, ma di analisi dei processi, utile a migliorare la coerenza e l’affidabilità di un risultato scientifico. A questo si affianca il tema delle opportunità, che non può prescindere da scelte strategiche di investimento per favorire l’eterogeneità e l’interdisciplinarietà dei campi di ricerca indipendentemente dalle loro ricadute economiche.

Bisogna inoltre constatare che il nostro non è un Paese nemmeno per studenti.

Ecco, l’ho detto!

Un Paese che non investe nei giovani è un Paese vecchio che non ha interesse a crescere, è un Paese che abbandona un capitale inestimabile, non lo tutela, non gli dà le opportunità per crescere, svilupparsi, e permettere al Paese stesso di rinnovarsi. Non è demagogico giovanilismo quello che rivendichiamo, ma una politica attenta, che sappia guardare in profondità, rispondere ai nostri bisogni materiali e immateriali e soprattutto darci la possibilità di ripensare il nostro modello sociale e di sviluppo, che ha dimostrato tutta la propria inadeguatezza, alimentando disuguaglianze sociali e precarietà esistenziale.

Uso quest’occasione per riconoscere un merito alla nostra Università, quello di aver scalato dal 1995 ad oggi numerose classifiche fra trend, successi nel mentre e nel post carriera degli studenti e e fra servizi messi in campo, classifiche stilate da emeriti specialisti in cui per l’appunto si è dimostrato come questo progetto culturale, nato dalla mente di un’avanguardista, il Senatore De Gennaro oggi funzioni meglio di tante altre realtà pubbliche e private.

In riferimento alla funzionalità che oggi la LUM ha acquisito, che rappresenta un elemento in continua evoluzione e sul quale c’è ancora tanto da analizzare e discutere, estendo la nostra analisi a quello che essa rappresenta, il fil rouge attraverso il quale riconnettere le Università al tessuto cittadino, dando piena consapevolezza del ruolo fondamentale che la comunità accademica ha nel nostro territorio.

Esiste infatti un rapporto di simbiosi tra l’Università e la Città che trova origine in quello che viene definito Rinascimento del XII secolo, un periodo di straordinaria fioritura delle arti e delle scienze, di grande dinamismo culturale. Qui rinascono le città, qui nascono le università. Università come comunità di maestri e allievi che si affranca dal controllo ecclesiastico, in particolare dalle scuole cattedrali e dai monasteri, e subito afferma la propria autonomia verso ogni altro sovrano: la Constitutio Habita con cui il Barbarossa riconosceva l’autonomia di maestri e studenti di diritto dell’Università di Bologna rappresenta la testimonianza più forte di come questa istituzione, fin dalla sua origine, e particolarmente nei suoi periodi più floridi, abbia mostrato insofferenza verso ogni ingerenza esterna, incarnando a tutti gli effetti quella libertas su cui è fondata proprio la nostra LIBERA UNIVERSITA’ MEDITERRANEA.

Le città, dicevamo, mutano profondamente grazie alla nascita delle università, non solo sotto il profilo culturale e antropologico ma anche sotto il profilo urbanistico; esse sono modellate dall’approccio libertario e cosmopolita della popolazione studentesca, dalla sua voglia di sapere, dialogare, inventare. L’Università chiusa all’interno delle proprie mura, l’università che non offre i risultati della propria ricerca alla cittadinanza, è un ambiente asfittico, destinato a deperire lentamente; allo stesso modo, la città che si chiude all’apporto della ricerca universitaria finisce per essere desertificata sotto ogni profilo, culturale, politico, economico; la città che non accoglie, che non abbraccia la la vitalità e la mentalità aperta e universalista degli studenti, finisce per chiudersi in un gretto provincialismo che la emargina e ne soffoca ogni potenzialità.

E allora lasciamoci travolgere dalla straordinaria forza creatrice della cultura, che vive all’interno delle nostre aule e che si nutre delle tre missioni dell’Università; doniamo alla collettività il nostro inestimabile valore per contaminare e lasciarci contaminare; partecipiamo attivamente alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo e di un nuovo modello di società.

D’altronde, come afferma Baudolino, il cavaliere medievale immaginato da Umberto Eco,

“a forza di immaginare altri mondi possibili, si finisce per cambiare anche questo”.

giovanni fumarola matricole day


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