Di seguito un comunicato diffuso dai carabinieri:
Alle prime ore di oggi, al termine di una meticolosa attività d’indagine, i Carabinieri di Lizzano, coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi della Compagnia di Manduria, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari-Palese, hanno dato esecuzione a 2 provvedimenti cautelari in carcere emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dott.ssa Vilma GILLI, su richiesta del Sost. Procuratore della Repubblica di Taranto, dott.ssa Giovanna CANNARILE, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo di usura in concorso continuata ed abusiva attività finanziaria, con l’aggravante di aver prestato denaro a persone in stato di bisogno, nonché di inosservanza delle prescrizioni inerenti alla Sorveglianza Speciale di P.S..
L’indagine è iniziata a gennaio 2013, quando i Carabinieri di Lizzano apprendevano che Cosimo Damiano Surgo, 53enne, nullafacente, con precedenti penali specifici per usura, già coinvolto nell’operazione “Re Mida” dell’anno2008, conclusasi con il sequestro a suo carico di ville, appartamenti, locali commerciali, terreni ed autovetture per un valore complessivo pari a 7 milioni di euro, avvalendosi delle cooperazione del figlio Pasquale, 30enne, nullafacente, incensurato, avrebbe gestito un giro di usura in danno di una pluralità di soggetti, i cui ricavi sarebbero stati “ripuliti” attraverso un sistema collaudato di prestanome, alcuni dei quali, nel procedimento in disamina, risultano variamente indagati per riciclaggio e per favoreggiamento, così come alcune vittime per complessive 13 posizioni.
I Carabinieri hanno deciso di approfondire e d’intesa con la Procura ionica, hanno avviato una complessa attività info-investigativa, articolatasi mediante indagini bancarie ed escussioni testimoniali di numerose persone informate sui fatti, supportata da intercettazioni telefoniche i cui esiti hanno consentito di evidenziare, a carico dei due soggetti, un rilevante compendio indiziario in ordine ad una fiorente attività di “strozzinaggio”.
Le indagini, che non si sono limitate all’ascolto dei telefoni intercettati, sono state complesse e meticolose come dimostrano i riscontri acquisiti dai militari che, per circa due anni, hanno ricostruito l’attività criminosa posta in essere da padre e figlio, anche attraverso una specifica attività dinamica sul territorio, declinatasi in appostamenti e pedinamenti, all’esito dei quali è stato anche possibile accertare la violazione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno a Lizzano da parte di Cosimo Damiano SURGO che, in piena estate del 2014, si recava in un noto stabilimento balneare della litoranea salentina.
Nel corso dell’attività dei Carabinieri, emergeva che i soggetti avrebbero operato in danno di imprenditori residenti in provincia di Taranto e soprattutto di Lecce (Lecce, Porto Cesareo, Leverano, Copertino, Novoli e Sava) individuando 8 vittime, 5 sole delle quali hanno attivamente collaborato all’attività investigativa.
All’operazione è stato dato il nome “compare mio” dagli appellativi “compà” o “cumparuzzo”, con i quali Pasquale SURGO ed uno degli indagati, dedito a “ripulire” il denaro derivante dalla gestione usuraria dei prestiti, usavano chiamarsi reciprocamente.
Nel corso delle attività, è emersa l’attitudine dei due SURGO ad eludere i controlli dei Carabinieri; in più occasioni, SURGO Cosimo Damiano e Pasquale avrebbero indotto le vittime a rendere agli inquirenti una versione precostituita dei fatti, incorrendo nel reato di favoreggiamento. Alcune di queste, versando in una sorta di “sudditanza psicologica”, si preoccupavano finanche di mettere in guardia i SURGO dell’esistenza d’indagini a loro carico, dopo essere state interrogate per chiarire le transazioni a fondamento dell’emissione o girata di assegni.
Per quanto concerne il reato di abusiva attività finanziaria di cui dovrà rispondere SURGO Pasquale, è emerso che, nel corso degli anni 2012 e 2013, il predetto, senza essere iscritto all’apposito elenco, avrebbe finanziato più persone con assegni ricevuti da altri debitori, per somme che oscillavano da un minimo di 700 € ad un massimo di 2.750 €.
I destinatari delle 2 misure in carcere, all’esito di perquisizioni domiciliari, sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Taranto.