Marianna Brigida, 91enne, fu uccisa la notte fra il 7 e l’8 maggio 2013 a Martina Franca. Nella sua casa, in pieno centro storico. L’accusa mandò a processo, a vario titolo e anche per altri reati ma non per il caso-Brigida, otto persone complessivamente. Ci furono, in primo grado con sentenza pronunciata a Taranto, cinque condanne con pene variabili fra i 16 e i 23 anni. Uno degli imputati, Giuseppe Montanaro, ha ottenuto la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Per la precisione, l’ha riottenuta e, di fatto, ai domiciliari ci rimane perché, dopo il primo ok da parte della magistratura tarantina su istanza dell’avvocato Gaetano Cimaglia, l’imputato (per lui condanna a 21 anni, in primo grado) lasciò il carcere per andare, appunto, a casa. Il pubblico ministero Remo Epifani si oppose alla facilitazione concessa a Montanaro e ottenne, in Cassazione, l’annullamento con rinvio. Oggi, tale rinvio, si è discusso ed è arrivato il nuovo provvedimento della magistratura tarantina: ancora domiciliari con braccialetto.
Questo, per Montanaro, è un problema peraltro accessorio rispetto al principale: ovvero la condanna. Lui e gli altri condannati in primo grado, saranno processati in appello, sempre a Taranto, a partire dal 23 novembre.