Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Salvatore Matarrese:
«Ho posto all’attenzione del Governo la questione relativa alla realizzazione dell’impianto di affinamento delle acque reflue derivanti dagli impianti civili Gennarini e Bellavista che consentirebbe ad ILVA di impiegare tale risorsa idrica in sostituzione dell’acqua potabilizzabile attualmente usata nei suoi processi produttivi e proveniente dalla sorgente Sinni.
Anche se l’attuale impiego delle acque potabilizzabili da parte di ILVA avviene nel pieno rispetto delle norme vigenti credo sia importante, soprattutto in Puglia, limitarne il consumo per uso industriale e favorire a tal scopo quello delle acque reflue, derivanti da trattamenti negli impianti di depurazione nel rispetto delle direttive europee e degli impegni sulla sostenibilità ambientale assunti dal governo in tutti i contesti internazionali.
È per questo motivo che, da tempo, vi è l’intenzione da parte della regione Puglia di realizzare un’infrastruttura che consenta l’impiego delle acque reflue dei suddetti depuratori nello stabilimento Ilva.
Ho chiesto al Governo, pertanto, di indicare quali siano ancor oggi gli elementi ostativi alla realizzazione di questa infrastruttura e quali possano essere le iniziative di propria competenza che possano consentire la realizzazione dell’opera in tempi brevi.
Nel merito il Ministro ha evidenziato che i tempi di esecuzione dell’intervento previsti dal piano ambientale del 2014, avviato con la regione Puglia e previsto dall’AIA, sono fissati in 24 mesi dalla stipula degli accordi con la Regione i quali, tuttavia, ancora oggi non risultano formalizzati.
La struttura commissariale dell’Ilva ha comunicato di aver partecipato a due incontri indetti dalla regione nei quali è stato affrontato il tema del riutilizzo delle acque reflue e che è stato, inoltre, istituito un tavolo tecnico sul tema.
Il 16 dicembre 2015 è stato effettuato un sopralluogo congiunto tra regione Puglia, Autorità idrica pugliese, Acquedotto pugliese, provincia e Ilva per verificare lo stato di consistenza delle opere esistenti realizzate dalla provincia di Taranto e definire le successive attività ispettive tecnico-funzionali.
A seguito del sopralluogo si è convenuto sull’opportunità di aggiornare a nuova data il completamento dell’attività di verifica, considerata la necessità di acquisire dalla provincia la documentazione indicata nel verbale, fissando come termine per la trasmissione il 15 gennaio 2016.
Da quella data sono seguite due diverse sollecitazioni alla provincia per la trasmissione della documentazione tecnica. Sul progetto in questione l’Acquedotto pugliese ha manifestato la difficoltà al completamento delle opere riguardanti l’utilizzo industriale delle acque reflue di Taranto, in particolare dell’Ilva, dovuto alla mancanza della specifica documentazione tecnica, e pertanto, ad oggi, tale progetto risulta bloccato.
Il Ministero, per quanto di sua competenza, continuerà a tenersi informato e a svolgere un’attività di monitoraggio e sollecito nei confronti degli enti territoriali competenti.
Dal 2014 ad oggi problemi documentali e procedurali impediscono che una risorsa preziosa per la Puglia come l’acqua potabile possa essere del tutto a disposizione dei cittadini piuttosto che essere dispersa negli stabilimenti industriali.
Ancora una volta si evidenzia l’inadeguatezza di alcuni processi autorizzativi in materia ambientale che chiamando in causa diversi enti competenti non riesce a garantire risultati di vantaggio per la tutela ambientale e che, per assurdo, li inficia rendendo oltre modo complessa la progettazione e la realizzazione di una qualsiasi opera di interesse pubblico creando una sovrapposizione di norme e competenze con responsabilità così distribuite da non essere di fatto ascrivibili ad alcuno.
È davvero singolare che tra tutti gli Enti coinvolti, che effettuano anche sopralluoghi specifici, si arrivi nel 2016 ad una carenza di documentazione per poter procedere nel progetto.
È paradossale che in questo momento di crisi di lavoro ed occupazione la burocrazia continui a bloccare l’esecuzione di opere che, in questo caso specifico, su Taranto hanno una particolare valenza nel complessivo sforzo di migliorare la qualità dell’ambiente.
Andrebbe rivisto nel complesso il processo autorizzativo per le opere strategiche e di particolare valenza ambientale e di utilità per i cittadini che deve individuare un unico Ente delegato responsabile che possa procedere in deroga in presenza di tempi e patologie burocratiche non compatibili con l’obiettivo primario dell’investimento per l’opera di pubblica utilità».
Lo dichiara l’On. Salvatore Matarrese, a margine del Question time in Aula alla Camera dei Deputati.