Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Gianfranco Chiarelli:
“Quel che era immaginabile è accaduto: la riunione del tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto fissata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti per il 12 dicembre è stata annullata dallo stesso a causa della crisi di governo. Eppure il governo e De Vincenti avevano caricato di grande importanza quella riunione, nella quale si sarebbe dovuto parlare dei progetti già programmati all’interno del Cis e degli altri che man mano si sono aggiunti nelle ultime settimane: i 50 milioni per acquistare attrezzature ed effettuare assunzioni in deroga nella sanità tarantina che De Vincenti ha bloccato e impedito che fossero inseriti nella Legge di Bilancio; la costruzione del nuovo Ospedale San Cataldo di Taranto per il quale, nonostante siano disponibili 210 milioni euro, diventa quasi impossibile entro la fine dell’anno assumere impegni contrattualmente vincolanti a causa della mancanza di una progettazione esecutiva; il futuro dei 527 lavoratori della Tct (Taranto terminal container) in cerca di un futuro dopo che il terminalista ha trasferito le sue attività al Pireo.
Insomma, i tarantini per avere risposte a queste vicende, tutte riconducibili a responsabilità del governo Renzi, avrebbero dovuto votare Sì al referendum di riforma costituzionale, accettando un rapporto di dare e avere, da voto di scambio. Purtroppo per il governo i tarantini hanno votato No, e il sottosegretario Claudio De Vincenti ha comunicato al sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, che l’incontro di lunedì 12 è annullato. Non mi risulta che il sindaco abbiamo mostrato almeno la sua disapprovazione per tale decisione. Anche lui evidentemente è convinto che i tarantini avrebbero dovuto votare Sì al referendum per avere risposte legittime alle loro richieste di salute e lavoro. Insomma, lavoro e salute come regali, non come diritto.
L’incontro si sarebbe potuto svolgere regolarmente. Lo avrebbe potuto presiedere un alto dirigente della Presidenza del Consiglio che coordina le attività del Contratto istituzionale di sviluppo (Contratto previsto da una legge dello Stato), il prefetto di Taranto che è espressione periferica del governo, oppure lo stesso presidente della Regione Michele Emiliano, il quale ha spiegato di non essere neppure stato informato da Palazzo Chigi che l’incontro del 12 dicembre era stato annullato. Nel caso emerge che i tarantini pagano il No al referendum e la guerra interna al Pd.
Resta il fatto che le parole su Taranto si sprecano, i fatti non si vedono. Resta il fatto che chi deve difendere Taranto, le sue ragioni e i suoi diritti, si fa invischiare in giochi di potere, accetta senza battere ciglio i ricatti di chi pensa che per avere il nuovo ospedale o una deroga per le assunzioni nella Asl i tarantini avrebbero dovuto votare Sì al referendum voluto da Renzi e solo da Renzi. Una vergogna inaccettabile”.